Area Archeologica Megara Hyblaea
Il modello più completo al mondo di città arcaica ancora esistente.
Una pagina affascinante della storia archeologica del Mediterraneo si legge nella bella Megara Hyblaea, situata sul golfo omonimo, a dieci chilometri da Augusta, in provincia di Siracusa.
Ubicata vicina ad altri interessanti insediamenti, quali Thapsos e Stentinello, Megara Hyblaea è tra le testimonianze più significative (nella Sicilia orientale) dell’organizzazione urbanistica di una colonia greca di prima generazione, risalente alla seconda metà dell’ VIII sec. a. C., le cui vicende si intrecciano con quelle di Leontinoi prima e Siracusa dopo.
Prima dell’arrivo dei coloni greci, parte del sito era occupata da un insediamento neolitico risalente al neolitico medio ( inizi V millennio a.C.), difeso da un fossato.
La città greca fu fondata nel 728 a.C., poco tempo dopo Leontinoi, da coloni provenienti da Megara Nisea. Le vicende della fondazione furono alquanto travagliate: i nuovi coloni, sotto la guida del condottiero Lamis, si insediarono dapprima in una località chiamata Trotilon (l’odierna Brucoli), poi a Leontinoi, dove convissero per un certo tempo con i gli abitanti, da cui furono cacciati; si rifugiarono così a Thapsos, dove morì Lamis; infine, il re siculo Hyblon concesse loro il territorio su cui fondare la città, che in suo onore aggiunse al nome l’epiteto Hyblaea.
Fin dall’inizio, fu definita dai nuovi coloni l’organizzazione delle linee fondamentali della città, con la distribuzione degli spazi, sia pubblici che privati. Riservato fin dall’inizio fu lo spazio dell’agorà, che costituisce il nucleo fondamentale della vita civile della città, contornata da lunghi portici (stoai), templi ed edifici pubblici. Nell’agorà confluiscono i principali assi viari, che definiscono isolati scanditi da strade più piccole. All’interno degli isolati si allineano i lotti distribuiti ai primi coloni, che ospitavano case, dapprima monocellulari e poi più ampie ed articolate.
La città era dotata di una cinta muraria, la cui prima fase risale al VII secolo a.C., con diverse porte. All’esterno delle mura, si estendevano le necropoli dalle quali provengono corredi di notevole ricchezza, che testimoniano la prosperità della città arcaica, favorita dagli intensi scambi commerciali con la madrepatria e con il resto del mondo mediterraneo. La fondazione di Selinunte, cento anni dopo la nascita, segnò l’apice della potenza della città arcaica.
Nei primi decenni del V sec. a.C., la città fu distrutta ad opera di Gelone e rimase a lungo disabitata; fu riedificata nella seconda metà del IV sec. a.C., su una superficie più piccola rispetto a quella di età arcaica, con una nuova cinta di mura dotata di torri quadrangolari. Lo spazio vitale e centrale è sempre rappresentato dall’agorà e nuovi portici prendono il posto di quelli arcaici.
Le abitazioni si fanno più ricche ed articolate; nei pressi dell’agorà si costruisce anche un bagno pubblico, come a Siracusa e Morgantina. Fu distrutta dai Romani nel corso della conquista di Siracusa (212 a.C), di cui rappresentava una delle fortezze a presidio della costa.
La maggior parte delle testimonianze archeologiche di Megara è oggi custodita nel museo P. Orsi di Siracusa. Qui sono esposti i ricchi corredi funerari e i reperti più famosi, come la cd. Kourotrophos, madre in trono con due gemelli, un kouros arcaico con un’iscrizione che conserva il nome del dedicante, e una suggestiva maschera teatrale del VI sec. a. C.
PER INFORMAZIONI
Tel. 0931.512364
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ai Beni Culturali di Siracusa
Indirizzo:
Coordinate: N
37.205671, E
15.183188