Ferla
Città barocca, immersa nel verde delle riserve naturali.
Estensione: 23 Kmq
Abitanti: 2.579
Altitudine: 556 m. slm
CAP: 96010
Prefisso Telefonico: 0931
Etimologia
Il nome di Ferla fu, probabilmente, coniato prendendo spunto dai molti alberelli che crescono nella zona: la ferula communis, un'erba perenne che appartiene alle ombrellifere, a fiore giallo, detta anche ferolaggine o finocchiaccio. Nei documenti antichi troviamo, infatti, il paese indicato come Ferula.
Descrizione Generale
Ubicato alle pendici del Monte Rigoria, a quota 556 m. s.l.m., Ferla è un piccolo comune, immerso nel verde dei boschi e della vegetazione mediterranea, a poca distanza dalla Necropoli di Pantalica e dal corso del fiume Anapo. Il paese vanta notevoli esempi di architettura sacra barocca, mentre i dintorni dell'abitato sono ricchi di antiche testimonianze che vanno dalle necropoli sicule (XII sec. a.C.) a quelle cristiane e comprovano l'esistenza di un passato carico di storia. Sono ancora poco note le origini del centro abitato anche se, alla luce dei recenti ritrovamenti archeologici e di autorevoli fonti storiche, che riferiscono notizie riguardo al Castel di Lega, si può sostenere che il territorio di Ferla era già abitato prima della colonizzazione greca dell'VIII sec. a.C. . La comunità identificata con il Castel di Lega doveva essere insediata sulla collina denominata «castello» a sud dell'attuale abitato. Tracce di necropoli e di abitazioni rupestri documentano, ancora oggi, l'esistenza di un nucleo abitato di età pre-greca in tale sito e nelle immediate vicinanze. L'arrivo dei greci dovette comportare lo spostamento della popolazione in un sito più riparato e ritrovamenti di una necropoli ellenistica sotto il perimetro della Chiesa Madre e sotto il piano di San Sebastiano (corrispondente con l’area circostante la Chiesa dedicata al Santo Patrono del Paese) confermerebbero tale ipotesi. Il centro urbano fu ampliato e acquistò la fisionomia di città nell'età normanna, ed è probabilmente da quel momento storico che assunse la denominazione attuale. Il terremoto del 1693 che distrusse e travolse ogni cosa nella Sicilia orientale cancellò, però, per intero la cittadina medievale, compresi gli edifici sacri della “matrice” (Chiesa Madre) e dei due conventi. L'edificazione del paese avvenne in nuovo sito, in un territorio più pianeggiante, verso Nord, ai piedi del Monte Rigoria, prediligendo dunque uno spazio non solo più vasto ma anche meno scosceso e irregolare. Nelle zone scoscese, come è ancora oggi evidente grazie alla conservazione di un ampio complesso di ruderi, l'architettura non fu più ricostruita a scopo abitativo. Dell'antico centro fu ricostruita solo la parte in piano e quella ruotante intorno alla Chiesa Madre e alla Chiesa di San Sebastiano, che diventò, così, il settore urbano coincidente tra l'antico e il nuovo abitato. Qui l’esigenza di ricostruire le antiche chiese e i palazzi baronali obbligò la ricostruzione integrale del centro politico-religioso, che divenne il nucleo di partenza del nuovo intervento urbanistico. L’ubicazione dell’attuale centro abitato fu studiata tenendo conto delle coeve esperienze pianificatorie di Sicilia e in particolar modo del progetto urbanistico di Noto. La distribuzione stessa delle chiese, pensate intorno ad un'arteria di carattere scenografico e rappresentativo, è uno spunto netino. La nuova Ferla si sviluppò attorno all’incrocio dei due assi perpendicolari, ancora oggi esistenti, riprendendo un preciso tema urbanistico dell'antichità classica e il simbolo cristiano della croce. Lungo tali assi si manifestò l'architettura urbana più rappresentativa; quella delle chiese e dei palazzi gentilizi. Il novello decumano divenne strada civica e vi si insediarono i migliori esempi di architettura residenziale; il novello cardo(via V. Emanuele) divenne invece via sacra ed accolse lungo il suo breve corso in pendenza ben cinque chiese e due monasteri. Ciò, al fine di costituire una scena barocca ideale, di grande fascino, utilizzata, ancora oggi, per ogni tipo di pubblica manifestazione: processioni, feste, spettacoli.
Produzioni tipiche
Nel territorio di Ferla si produce l’olio extravergine d’oliva dei “Monti Iblei” che ha ottenuto il riconoscimento DOP con la menzione geografica “Monte Lauro” e la pregiata varietà d’olive “Tonda Iblea”, da cui si produce il summenzionato olio. Apprezzate sono anche le ricotte e i formaggi prodotti con latte di allevamenti locali.
Gastronomia
Specialità gastronomiche, tramandate da generazioni, sono le cassatedde di Pasqua, tipici dolci ripieni di ricotta e cannella e i cuddureddi, sottili sfoglie di pasta dolce ripiena di gherigli di noce impastati col miele. Da non dimenticare il pane casereccio che ancora oggi è prodotto secondo le antiche tradizioni.
Artigianato
Ancora oggi a Ferla operano scalpellini e intagliatori di pietra da taglio che ricavano dal calcare ibleo forme di matrice tardo-barocca. Resistono, e sono anzi in lenta ripresa grazie alla riscoperta e alla rivalutazione dei manufatti artigianali, le attività femminili legate al ricamo, al tombolo, all’intaglio su lino e cotone.
Chiesa Madre S. Giacomo Diversi stili architettonici, conseguenza dei vari terremoti, su un impianto murario imponente |
Chiesa di S. Antonio Edificio barocco che si discosta dalla tradizione dell'epoca e custodisce numerose opere d'arte. |